Pavimenti per parcheggi: come si realizzano e con quali materiali
Quante volte hai parcheggiato la tua auto presso un’area di sosta pubblica o privata? Centro commerciale, cinema, condominio, ufficio… tutte queste destinazioni e molte altre potrebbero disporre di uno spazio per lasciare parcheggiati i veicoli.
In questi luoghi, generalmente, si utilizzano dei colori per agevolare le operazioni degli automobilisti. Potrebbe infatti essere complicato orientarsi in uno spazio sempre uguale, specialmente se al chiuso. Le tinte murali e quelle sul pavimento del parcheggio ti guidano nel recupero della tua vettura. Ti sei mai domandato, o domandata, come si ottiene quel fondo liscio e colorato tanto particolare?
Quali caratteristiche deve avere il pavimento di un parcheggio coperto
I pavimenti per parcheggi devono essere realizzati rispettando alcuni requisiti. Le sollecitazioni che subiscono sono continue e costanti, dal momento che auto e veicoli pesanti li calpestano ininterrottamente. Non a caso, esistono apposite certificazioni per garantirne l’affidabilità.
Indipendentemente dalla loro dimensione e collocazione, i pavimenti dei parcheggi devono presentare alcune caratteristiche sia funzionali che estetiche:
- elasticità;
- proprietà antisdrucciolevoli;
- resistenza a usura, abrasione e agenti chimici;
- impermeabilità ad acqua, olio e carburanti;
- duttilità e capacità di assorbire le dilatazioni di fessure nel sottofondo (il cosiddetto crack-bridging);
- semplicità di manutenzione e pulizia;
- facoltà di personalizzazione.
Che si tratti di parcheggi al chiuso o all’aperto, è necessario che siano tutti drenanti: il fondo di ogni area di sosta deve garantire affidabilità, proprio come l’asfalto con cui si realizzano le strade.
Materiale per i pavimenti dei parcheggi
Il materiale che va per la maggiore nella realizzazione di pavimenti per parcheggi è la resina. Viene scelta perché può vantare notevoli performance ed è altamente personalizzabile. Dal momento che il fondo deve durare nel tempo, affrontare sollecitazioni continue, presentare un’elevata resistenza all’usura e fronteggiare traffico intenso, non si potrà impiegare qualunque tipologia di resina ma sarà necessario stendere quella certificata per opere di questo tipo, come stabilito dalle categorie di Opere Specializzate OS8, OS9, OS10, OS11.
L’applicazione dello strato di resina sul pavimento in semplice calcestruzzo (quello più comune usato come base per i parcheggi) garantisce il completo rispetto delle caratteristiche precedentemente elencate.
Il fondo in calcestruzzo è sufficiente per assorbire intensi ritmi di traffico e resistere a intemperie e sbalzi termici, ma ha il difetto di corrodersi nel tempo, minando la propria impermeabilità e divenendo scivoloso. I pavimenti in resina per parcheggi non presentano queste criticità: durano più a lungo, restando drenanti per il loro intero ciclo vitale.
Un’altra possibile soluzione è l’impiego di poliurea: un elastomero di rivestimento impiegato a spruzzo sul pavimento del parcheggio che consente una veloce realizzazione del rivestimento impermeabilizzante. Questo materiale, meno diffuso rispetto alla resina, presenta buona elasticità ed elevata resistenza meccanica a trazione e compressione. Inoltre, non teme abrasioni né acidi o idrocarburi.
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Come si realizzano i pavimenti per parcheggi?
I pavimenti per parcheggi vengono realizzati a partire da un massetto di calcestruzzo sul quale viene poi applicata la resina in maniera omogenea, al fine di ottenere una superficie piana e drenante. Essa deve essere continua e ininterrotta, in modo da evitare fessurazioni dovute alle sollecitazioni causate da veicoli medio-pesanti, come sono quelli che abitualmente si muovono all’interno dei parcheggi.
I sistemi poliuretanici multistrato di resina, generalmente applicati in aree di sosta multipiano coperte, si caratterizzano per la notevole rapidità di posa nonché per le proprietà antipolvere e rispondono a tutte le caratteristiche specifiche precedentemente elencate.
Di consueto, lo strato adagiato sul calcestruzzo è una resina epossidica (ovvero termoindurita) che agisce come base per i livelli superiori. La stratificazione può essere più o meno spessa. I livelli a cui va prestata particolare attenzione, naturalmente, sono il primo, a contatto con il calcestruzzo, e l’ultimo, sul quale si muovono automobili e persone. Gli altri sono principalmente di rinforzo ma contribuiscono anch’essi a impermeabilizzare il fondo e renderlo più resistente a usura e stimoli atmosferici.
Tanto importante quanto la selezione del materiale è la preparazione del terreno sottostante. Sia una lunga conservazione del materiale di rivestimento, sia un perfetto drenaggio, dipendono da questo lavoro preliminare, il quale va portato a termine prima della posa della pavimentazione. La differenza tra un fondo capace di mantenersi asciutto anche sotto acquazzoni prolungati e il pavimento di un parcheggio esterno che si colmerà di pozzanghere nei pressi delle entrate e delle uscite si deve spesso a una maggiore accuratezza in questa fase. La porosità del calcestruzzo e le proprietà idrorepellenti della resina potrebbero infatti dimostrarsi inutili nel caso in cui il suolo non fosse in grado di assorbire adeguatamente.
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